martedì 30 novembre 2010

L'affetto del Papa nel messaggio per le esequie di Manuela Camagni: ora è stretta fra le braccia di Dio

L'affetto del Papa nel messaggio per le esequie di Manuela Camagni: ora è stretta fra le braccia di Dio

“Ovunque possiamo cadere, cadiamo nelle sue mani. Proprio là, dove nessuno può accompagnarci, ci aspetta Dio: la nostra Vita”. C’è tutta la fede e la tenerezza del Papa nella conclusione del Messaggio scritto per le esequie di Manuela Camagni, la donna 56.enne appartenente alla comunità delle “Memores Domini” a servizio nell’appartamento pontificio, morta il 23 novembre scorso dopo essere stata investita sulla Via Nomentana a Roma. I funerali della consacrata laica sono stati celebrati ieri nel suo Paese natale, San Piero in Bagno, in Romagna, alla presenza del segretario particolare del Papa, mons. Georg Gänswein. Il servizio di Alessandro De Carolis:

“Volentieri avrei presieduto le esequie della cara Manuela Camagni, ma – come potete immaginare – non mi è stato possibile”. Inizia così quella che sembra essere una lunga lettera di addio, innervata dalla consolazione che solo la fede in Cristo può dare al cuore di chi ha perso una persona cara. E cara certamente lo era Manuela Camagni per Benedetto XVI che racconta del suo contatto quotidiano, nei suoi cinque anni di Pontificato, con colei che da più tempo era a servizio nell’appartamento pontificio. “La Divina Provvidenza – scrive il Papa – l’ha condotta a un servizio discreto ma prezioso nella casa del Papa. Lei era contenta di questo, e partecipava con gioia ai momenti di famiglia: alla santa Messa del mattino, ai Vespri, ai pasti in comune e alle varie e significative ricorrenze di casa”.

“Il distacco da lei, così improvviso, e anche il modo in cui ci è stata tolta – ammette Benedetto XVI – ci hanno dato un grande dolore, che solo la fede può consolare”. Molto sostegno, confessa, “trovo nel pensare alle parole che sono il nome della sua comunità: Memores Domini”. “Mi dà pace pensare – afferma – che Manuela è una Memor Domini, una persona che vive nella memoria del Signore. Questa relazione con Lui, prosegue, “è più profonda dell’abisso della morte. E’ un legame che nulla e nessuno può spezzare”. Il Papa gioca quasi con le parole della Comunità di appartenenza della Camagni per svelare un’altra verità profonda. “Noi – dice – siamo Memores Domini” perché Cristo “è Memor nostri, ci ricorda con l’amore di un Genitore, di un Fratello, di un Amico, anche nel momento della morte. Sebbene a volte possa sembrare che in quel momento Lui sia assente, che si dimentichi di noi, in realtà noi siamo sempre presenti a Lui, siamo nel suo cuore. Ovunque possiamo cadere – assicura – cadiamo nelle sue mani. Proprio là, dove nessuno può accompagnarci, ci aspetta Dio: la nostra Vita”.

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