lunedì 7 marzo 2011

Benedetto XVI ai seminaristi: «La vita cristiana è risposta a un dono» (Iannello)

Benedetto XVI: «La vita cristiana è risposta a un dono»

Sul tema della chiamata la meditazione di Papa Benedetto XVI, in visita al Seminario Maggiore alla vigilia della festa della Madonna della Fiducia, patrona dell'istituto di formazione

di Nicolò Maria Iannello

«La vita cristiana comincia con una chiamata e rimane una risposta fino alla fine».
Con queste parole il Santo Padre Benedetto XVI ha parlato della vocazione ai giovani in cammino verso il sacerdozio, venerdì scorso, durante la sua visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore, alla vigilia della festa della Madonna della Fiducia, patrona dell’istituto. Accoglienza calorosa dai futuri presbiteri nella cappella del complesso del Laterano, che custodisce l’icona della Madre della Fiducia, da circa due secoli venerata nel Seminario del Papa.
Dopo l’indirizzo di omaggio del rettore, monsignor Giovanni Tani, il Papa ha espresso la sua gioia nello «stare insieme ai miei seminaristi nel giorno in cui la Madre ci dà la fiducia di andare verso Cristo» e ha iniziato il suo commento al passo della lettera agli Efesini (4, 1-6) in cui l’apostolo Paolo esorta i fedeli della comunità a conservare l’unità dello spirito. Una lectio divina che ha preso le mosse da una riflessione: «Il battesimo non produce automaticamente una vita coerente, ma questa è frutto della volontà di collaborare con il dono ricevuto». Un’adesione conseguente alla libertà di scegliere, ha sottolineato Benedetto XVI, se partecipare o meno alla passione del Cristo per essere «uniti a lui profondamente».
Entrando poi nel vivo della meditazione, il Santo Padre si è soffermato sulla parola «chiamata» declinandola secondo tre accezioni. La prima è la «chiamata personale»: «Dio conosce ciascuno di noi, ci chiama per nome ed è talmente grande da avere tempo per tutti ed aspetta una risposta, così come aspettava una risposta dagli Apostoli e da Maria». Tuttavia una chiamata, ha precisato, non è mai solo personale, ma anche ecclesiale. Per questo si tratta sempre «di una vocazione all’interno di una comunità, nel corpo che è la Chiesa». E per inserirsi in questo corpo «bisogna accettare, sopportare e animare tutte le persone, quelle simpatiche come quelle non simpatiche». D’altronde, ha spiegato il Pontefice, come si evince dalla pericope paolina in cui ricorre sette volte la parola «uno», «l’unità di Dio si esprime attraverso il nostro vivere in fraternità». E per raggiungere questa condizione è necessario seguire quattro passi concreti che esprimono il senso del cammino cristiano e che è lo stesso apostolo ad indicare nella sua lettera: umiltà, dolcezza, magnanimità e sopportazione vicendevole. «Sopportandoci a vicenda per imparare il vero amore, dando tutti noi stessi come possiamo, senza violenza, ma sull’esempio di Gesù che si è fatto amico».
Proseguendo nella sua riflessione, il Santo Padre ha ricordato come «ogni chiamata è, inoltre, una porta che si apre sul mistero trinitario». Così come Gesù è mediatore della chiamata del Padre attraverso lo Spirito Santo, «è solo grazie al soffio dello Spirito che noi possiamo rispondere alla nostra vocazione all’interno di una relazione reale e filiale».
Infine, Benedetto XVI ha invitato all’impegno per l’unità: «L’unità della Chiesa non è data da uno stampo imposto dall’esterno, ma è frutto di una concordia, di un comune impegno di comportarsi come Gesù, in forza del suo Spirito». Il vincolo che presuppone l’amore cristiano, che lega gli uomini gli uni agli altri e a Dio, ha continuato citando San Giovanni Crisostomo, «non è una catena che ferisce, che dà crampi alle mani, ma le lascia libere».
Dopo la lectio, il Santo Padre ha concluso la visita cenando con i seminaristi. Ieri è proseguita la festa patronale, che come ogni anno cade nel sabato precedente l’inizio della Quaresima. Le celebrazioni sono cominciate alle 7.30 con la recita delle lodi presieduta da monsignor Vincenzo Pisanello, vescovo di Oria. Alle 11.30 la Messa solenne presieduta dal cardinale Camillo Ruini, vicario emerito per la diocesi di Roma. E la celebrazione, così come ricordato dal cardinale vicario Agostino Vallini in una lettera indirizzata ai sacerdoti della diocesi, è stata anche un’occasione per festeggiare gli ottant’anni del cardinale Ruini, compiuti lo scorso 19 febbraio, e dimostrargli la gratitudine del presbiterio diocesano.

© Copyright Roma Sette, 7 marzo 2011

1 commento:

Anonimo ha detto...

@ Raffaella: interessante articolo di Hadjadj sull'Osservatore Romano...
http://www.clonline.org/articoli/ita/fhOssRo040311.pdf
Ciao
Flavio