mercoledì 23 marzo 2011

Card. Piacenza: abolire il celibato deluderebbe il popolo di Dio (Izzo)

CELIBATO: S.SEDE, ABOLIRLO DELUDEREBBE POPOLO DI DIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 22 mar.

"Il celibato e' questione di radicalismo evangelico. Non possiamo deludere il popolo santo di Dio, che attende pastori santi come il curato d'Ars".
Lo scrive il card. Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione del clero, che torna sul tema del celibato sacerdotale con un articolo pubblicato in prima pagina dall'Osservatore Romano. "Dobbiamo essere radicali nella sequela Christi senza temere - spiega il porporato - il calo del numero dei chierici. Infatti, tale numero decresce quando si abbassa la temperatura della fede, perche' le vocazioni sono 'affare' divino e non umano".
E se e' vero che "in un mondo secolarizzato e' sempre piu' difficile comprendere le ragioni del celibato", per il card. Piacenza occorre domandarsi "se intendiamo rassegnarci a una tale situazione, accettando come ineluttabile la progressiva secolarizzazione delle societa' e delle culture, o se siamo pronti a un'opera di profonda e reale nuova evangelizzazione".
Per il capodicastero, infatti, "il motivato sostegno al celibato e la sua adeguata valorizzazione nella Chiesa e nel mondo possano rappresentare alcune tra le vie piu' efficaci per superare la secolarizzazione". Secondo Piacenza, "bisogna anche superare la riduzione, in taluni ambienti molto diffusa, del celibato a mera legge ecclesiastica". Si tratta infatti "un'esigenza intrinseca del sacerdozio e della configurazione a Cristo che il sacramento dell'Ordine determina".
"La radice teologica del celibato - sostiene Piacenza - e' da rintracciare nella nuova identita' che viene donata a colui che e' insignito del sacramento dell'Ordine". "Una comunita' che non avesse in grande stima il celibato, quale attesa del Regno o quale tensione eucaristica potrebbe vivere?", si domanda il cardinale. "Non dobbiamo allora lasciarci condizionare o intimidire - conclude - da chi non comprende il celibato e vorrebbe modificare la disciplina ecclesiastica, almeno aprendo delle fessure. Al contrario, dobbiamo recuperare la motivata consapevolezza che il nostro celibato sfida la mentalita' del mondo, mettendo in crisi il suo secolarismo e il suo agnosticismo e gridando, nei secoli, che Dio c'e' ed e' presente".

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