venerdì 25 marzo 2011

Domenica il Papa ed il rabbino Di Segni saranno alle Fosse Ardeatine. Il card. Montezemolo ricorda il padre caduto nella strage (Izzo)

PAPA: DOMENICA CON IL RABBINO DI SEGNI ALLE FOSSE ARDEATINE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 mar.

Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, preghera' con Benedetto XVI domenica mattina nel Sacrario delle Fosse Ardeatine dove il Papa tedesco si reca nel 67.mo anniversario della strage nazista del 24 marzo 1944, nella quale vennero uccise 335 persone, in rappresaglia all'attentato del giorno precedente in Via Rasella, in cui 33 tedeschi avevano perso la vita. Il Pontefice, invitato dall'Associazione Nazionale tra le Famiglie Italiane dei Martiri caduti per la liberta' della Patria sara' accolto dalla signora Rosina Stame, presidente dell'Anfim, dal generale Vittorio Barbato, Commissario Generale per le Onoranze ai Caduti in guerra, dal capitano Francesco Sardone, direttore del Mausoleo.
Ad accompagnare il Papa saranno due porporati: il vicario di Roma, Agostino Vallini e l'arciprete emerito della Basilica di San Paolo Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, figlio del Colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, caduto nella strage. Dopo aver deposto un cesto di fiori davanti alla lapide che ricorda l'eccidio, Benedetto XVI attraversera' le grotte e raggiungera' l'interno del Sacrario, raccogliendosi in ginocchio davanti alle tombe. Successivamente il Pontefice e il rabbino capo reciteranno una preghiera per i defunti. Uscendo dal Monumento, il Pontefice apporra' la sua firma al Libro dei visitatori e rivolgera' un breve saluto sul Piazzale antistante il Sacrario ai Familiari delle Vittime e a tutte le persone presenti. Ratzinger e' il terzo Papa a visitare le Fosse Ardeatine; in precedenza vi si erano recati Paolo VI, il 12 settembre 1965 e Giovanni Paolo II, il 21 marzo 1982.

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PAPA ALLE FOSSE ARDEATINE: CARD. MONTEZEMOLO RICORDA SUO PADRE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 24 mar.

E' stato riconosciuto grazie alle iniziali ricamate sulla sua camicia, qualche mese dopo l'eccidio alle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, il corpo dell'eroico colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, capo delle Resitenza militare a Roma, ucciso con un colpo alla nuca: due mesi dopo avrebbe compiuto 43 anni.
"Attilio Ascarelli, ebreo, medico legale, fece un lavoro eccezionale e accuratissimo per dare un nome a tutte le vittime; andavo ogni giorno nel luogo della strage, per cercare di ritrovare mio padre", ricorda su "Roma 7" supplemento diocesano di Avvenire, il figlio Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, oggi cardinale ultraottantenne, che domenica accompagnera' il Papa tedesco nella sua visita al mausoleo dove riposano le 334 vittime della strage nazista. "Benedetto XVI vuole che sia al suo seguito, durante la visita privata al Sacrario: notizia che ho appreso con una lieta commozione", racconta l'ex nunzio apostolico in Italia e Israele, e poi primo cardinale arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura dal 2005 al 2009. Secondo di cinque figli, conserva nella memoria la fotografia "di una famiglia molto unita, anche se il lavoro impegnava molto mio padre fuori casa: la carriera militare lo porto' in Spagna e in Africa. E ogni volta mia madre ne aspettava il ritorno con apprensione".
Di origini torinesi, la famiglia Montezemolo arriva nella capitale nel '40: Giuseppe, che da ragazzo aveva combattuto come soldato volontario alpino nella Grande guerra e prima della carriera militare si era laureato in ingegneria civile, "viene chiamato dal maresciallo Pietro Badoglio a formare il Comando supremo dell'esercito". Intanto a casa Montezemolo la vita scorre serena nell'appartamento in affitto in via Vico, vicino a piazzale Flaminio, nonostante il conflitto: mentre le sorelle Lydia, Isolda e Adriana vanno al ginnasio Sacro Cuore, nei pressi di piazza di Spagna, i fratelli frequentano il liceo Mamiani. Vedono il papa' "all'ora dei pasti. Era austero, serio, ma non severo, anzi: molto affettuoso. Si preoccupava di come andassero i nostri studi", riferisce il porporato.
Sono anni difficili: promosso colonnello, il militare e' pronto "a passare al comando delle truppe" nel '43, ma il 25 luglio cade il regime fascista e Badoglio, nuovo capo del governo, "lo vuole alla guida della sua segreteria particolare, fino all'armistizio dell'8 settembre". Il re e i membri del governo fuggono, mentre Montezemolo resta a fianco del generale Calvi di Bergolo, che assumera' il comando della "Citta' aperta", "nel tentativo di salvare Roma dall'occupazione tedesca. Ma - racconta il cardinale nell'intervista - il 23 settembre i nazisti li fanno prigionieri, tranne mio padre che, d'accordo con Calvi, riesce a vestirsi in borghese e a dileguarsi, fondando in seguito e prendendo il comando del Fronte militare clandestino. Proprio quel giorno dovevamo incontrarci in segreto a casa di amici, sul Lungotevere: a quell'appuntamento non e' mai arrivato".
Iniziano i mesi di "latitanza" del colonnello, "ricercato da cinque polizie, in particolare da quella tedesca e fascista, oltre che dai servizi segreti. Ci ha fatto sapere di non tornare a casa: io mi sono nascosto al Collegio ucraino, sul Gianicolo, sotto falso nome; mio fratello Manfredi in un appartamento al Centro storico; mia madre e le mie sorelle hanno trovato rifugio presso il convento della Trinita' dei Monti", racconta il cardinale. "Mio padre ha cercato di proteggerci, evitando che fossimo trovati e presi in ostaggio per ricattarlo". Non solo: Montezemolo riesce a ottenere documenti falsi e salvacondotti per tanti ebrei sfuggiti al rastrellamento del ghetto compiuto dalle SS.
Ma qualcuno lo tradisce: viene arrestato dai tedeschi il 25 gennaio del '44 e rinchiuso nelle carceri di via Tasso, dove resta per quasi due mesi, sottoposto a duri interrogatori e a torture. "Siamo riusciti - ricorda ancora il figlio cardinale dell'eroico ufficiale italiano . a stabilire un contatto attraverso il cambio della biancheria che una nostra anziana cugina gli portava: mia madre inseriva all'interno del colletto delle camicie dei brevi messaggi", racconta il cardinale. Fino al silenzio: "La biancheria viene rifiutata con una frase laconica: 'Il colonnello Montezemolo e' morto'. Non ci abbiamo creduto. E dell'eccidio alle Fosse Ardeatine, in rappresaglia ai 33 tedeschi uccisi il giorno prima nell'attentato in via Rasella, non si conoscevano i nomi delle vittime". Fino al riconoscimento dell'estate '44: "La sua sorte e' legata a quella di tutti gli altri innocenti".

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