venerdì 11 marzo 2011

È la fedeltà all’essenziale e il criterio di una «cristologia dal basso» a guidare Papa Benedetto in una rivisitazione della figura di Cristo (Scelzo)

Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

L’ultimo libro di Ratzinger ribalta i giudizi sulla sua capacità di comunicatore

Dalla penna del Papa un kolossal su Gesù

Angelo Scelzo

Quando ha avuto tra le mani la pen-drive con il testo della seconda parte del Gesù di Nazareth - «Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione», presentato ieri in Vaticano - l'occhio dell'editore di Benedetto XVI è caduto, e non poteva essere altrimenti, sulle note aggiunte a matita, con la minuta grafia dall'illustre autore. Un vecchio - e amato - arnese di scrittura a insinuarsi nei file di testo pronti anche per l'edizione, già annunciata, in e-book.
Non sembrerebbe il mondo di Papa Benedetto che, invece, continua attraverso tutti i segni possibili, a portare la sua pacata, ma ben visibile sfida anche alla realtà della comunicazione. Doveva trattarsi, secondo clichè che ora sbiadiscono, del suo tallone d'Achille: per un Papa era data per scontata un'estraneità quasi naturale; e a confermare il dato era poi intervenuta qualche incomprensione, di cui - ora - per la verità si è quasi persa traccia. Questo nuovo libro di Benedetto XVI trova, più di ogni altro, il campo arato di un magistero che sempre più sta svelando - potremmo dire comunicando - la propria essenza, che è quella di aiutare l'umanità a cercare, nella complessità dei tempi, le strade che portano a Dio. Trasferita nelle pagine del libro, la missione mette in campo l'utilità che il lavoro può avere per «tutti i lettori che vogliono incontrare Gesù e credergli». Il Papa e lo scrittore non sono certo due entità diverse, ma il modo in cui Benedetto XVI si serve della produzione letteraria è uno degli elementi più significativi del pontificato. È, in molti modi, la sua «voce» in più, una quota di comunicazione aggiuntiva che qualifica fortemente il suo messaggio e la sua stessa predicazione come Pastore della chiesa universale. In più punti, Papa Benedetto ha esortato a non considerare l'intera opera del «Gesù di Nazaret» - della quale è previsto un terzo capitolo finale - come un racconto della vita di Gesù.
Nella prefazione arriva quasi a rammaricarsi di aver omesso come sottotitolo due parole - figura e messaggio - che illustrano il vero significato del lavoro, ossia la ricerca del Gesù reale, a partire dal quale soltanto - afferma il Papa- diventa possibile qualcosa come una «cristologia dal basso».
Figura e messaggio - il Gesù di Nazaret e la sua predicazione - sono in realtà le chiavi di ogni tempo di una Chiesa che continua ad annunciare al mondo che con Cristo è «iniziato qualcosa di nuovo». E di totalmente inedito anche nei rapporti tra la dimensione religiosa e quella politica, dal momento che per Papa Benedetto, nella condanna a morte di Gesù, influì non solo una preoccupazione politica (la tutela del tempio e del popolo) ma anche «l'egoistica smania di potere da parte del gruppo dominante». Il Vangelo come svolta radicale nella vita e nel tempo: è questo il fatto nuovo che sovrasta ogni altro e cambia le prospettive della storia: una novità che, nelle parole del Papa, si pone ben oltre la semplice norma morale e che non può consistere neppure nella «elevatezza della prestazione». Questo nuovo libro è a suo modo un grido: Papa Benedetto mostra l'ansia di chi ha molto da comunicare. Ha a cuore il messaggio - del quale il pontificato è servizio- ma anche la pagine di un libro possono aiutare l'umanità a scoprire, o magari a scovare, tutti i buoni motivi per i quali la risurrezione non può essere considerato il miracolo di un «cadavere rianimato», poiché si tratta di una sorta di mutazione decisiva per tutto il genere umano.
È lungo questa strada che Papa Benedetto, frantumando molti luoghi comuni, dà sostanza e spessore a un modo di comunicare che riporta in primo piano la parola: lui, raffinato teologo, può considerare di poco conto un «cristianesimo del pensiero e delle idee» dal quale si toglie via la «realtà della carne: il sacrificio e il Sacramento».
È la fedeltà all’essenziale e il criterio di una «cristologia dal basso» a guidare Papa Benedetto in una rivisitazione della figura di Cristo, rapportata alle grandi questioni che si trova a vivere l'umanità dei nostri giorni. Il fatto che la Chiesa stessa si trovi ad affrontare il vento contrario della storia, e navighi attraverso l'oceano agitato del tempo, non impedisce nessun affondo, ma neppure mette nell'angolo la speranza. Né ottenebra la verità.
Essa, anche oggi, è mescolata in modo quasi inestricabile con la menzogna. E la menzogna ideologica ha fatto da fondamento alle dittature, prima che esse venissero sconfitte dalla verità. Nel groviglio dei grandi problemi del tempo, e in una diffusa inquietudine che tocca l'intera umanità viene anche la tentazione di pensare che la storia possa sfuggire di mano finanche a Dio: in un linguaggio che potrebbe apparire estremo Papa Benedetto coniuga in realtà il difficile oggi della Chiesa e del mondo. Sono amare le parole sui consacrati che, come un tempo fece Giuda, prendono il pane di Cristo e lo tradiscono, e severo l'ammonimento verso quei cristiani, anzi verso la Chiesa, di voler arrivare al successo senza la Croce. Perdura in altre forme anche oggi, la sonnolenza dei discepoli: un intorpidimento dell'anima che non si lascia scuotere da tutta l'ingiustizia e da tutta la sofferenza che devastano la terra. Un libro è sempre un'opera letteraria.
Ma questo «Gesù di Nazaret» è anche una sorta di affascinante cammino in un pontificato sempre più vicino al cuore dei fedeli. Vede la luce in un tempo pasquale ormai vicino. E porta in qualche modo l'eco del grande evento che si prepara: Papa Benedetto che beatifica il suo immediato predecessore. In molti sensi si tratterà di una grande festa del pontificato in sé.

© Copyright Il Mattino, 11 marzo 2011

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