sabato 12 marzo 2011

"Gesù di Nazaret", il Papa: "La Chiesa, nella sua struttura giuridica, è fondata su Pietro e gli Undici, ma nella forma concreta della vita ecclesiale sono sempre le donne ad aprire la porta al Signore" (Gagliarducci)

No al sacerdozio delle donne sì a un ruolo da protagoniste

A. G.

Città del Vaticano.
Nel libro-intervista «Luce del mondo», Benedetto XVI, rispondendo alle domande del giornalista Seewald, spiegava che l'ordinazione delle donne sacerdote non è una questione di volontà del Papa. "Noi non possiamo farlo", diceva Ratzinger, perché "il Signore ha dato una forma alla Chiesa con i Dodici e con la loro successione".
Era una definitiva sconfessione del ruolo della donna all'interno della Chiesa? No. E lo si vede nell'ultima fatica del Pontefice, che torna al suo nome secolare per raccontare la seconda parte della vita di Gesù di Nazaret.
E che ritaglia alla donna un ruolo di protagonista nei Vangeli. Un ruolo che va molto al di là del sacerdozio. Perché sono donne quelle che restano sotto la croce fino al momento della morte di Gesù. E sono donne le prime che vedono il sepolcro vuoto, una situazione "necessaria" perché si credesse alla Resurrezione.
La gerarchia della Chiesa è formata da uomini. E questa è una concessione alla cultura del tempo, perché "nella tradizione in forma di professione vengono nominati come testimoni solo uomini, mentre nella tradizione in forma di narrazione le donne hanno un ruolo decisivo, anzi, la preminenza in confronto degli uomini".
Scrive Ratzinger: "La Chiesa, nella sua struttura giuridica, è fondata su Pietro e gli Undici, ma nella forma concreta della vita ecclesiale sono sempre le donne ad aprire la porta al Signore, ad accompagnarlo fin sotto la croce e a poterlo così incontrare anche quale risorto". Sono parole importanti.
Le donne non possono diventare sacerdoti, ma non è negato loro un ruolo all'interno della vita della Chiesa. Anzi, hanno un ruolo preminente. L'uomo mantiene la parte amministrativa, di rappresentanza.
Ma è la donna il cuore della Chiesa, colei che è disposta ad accogliere il messaggio e a diffonderlo. Sono donne le prime ad annunciare agli apostoli che il sepolcro di Gesù è vuoto e che questi è risorto. È un ruolo che aderisce a quello di Maria. Maria accoglie per prima la rivelazione divina, è docile rispetto all'arcangelo Gabriele. Senza Maria, Cristo non si sarebbe incarnato. La donna, pur non potendo diventare sacerdote, ha un ruolo fondamentale nella rivelazione. Ratzinger riconosce questo ruolo, e gli dà un'importanza nuova e fondamentale.
Prima di lui, Giovanni Paolo II, durante il Giubileo del 2000, menzionò i peccati contro la dignità della donna tra i peccati degli ecclesiastici per i quali chiese perdono. E prima ancora, inviò una lettera destinata ad "ogni donna" in cui chiedeva perdono per le ingiustizie compiute verso le donne nel nome di Cristo, la violazione dei diritti femminili e la denigrazione storica delle donne.
Perché allora questo è avvenuto? Ratzinger distingue fra tradizione in forma di narrazione e tradizione in forma di professione. La seconda si attiene alle norme giudaiche, per le quali la testimonianza delle donne era "meno affidabile" in tribunale. La prima non si sente legata a questa struttura giuridica, e comunica "la vastità dell'esperienza della Resurrezione". Perché, ricorda Ratzinger, come già sotto la croce "si erano ritrovate solo donne", è alle donne che "è stato destinato il primo incontro con il Risorto".

© Copyright La Sicilia, 11 marzo 2011

1 commento:

laura ha detto...

Ora vai a riposare. Anche oggi hai fatto gli straordinari!!! grazie di cuore per il prezioso lavoro