sabato 26 marzo 2011

"Gesù di Nazaret", in Laterano il confronto tra il vescovo Müller e il senatore Pera sul libro di Benedetto XVI. Vallini: «Un testo scritto da un innamorato» (Cardinale)

«Un Gesù vicino all’uomo»

DA ROMA GIANNI CARDINALE

«Rendere accessibile la figura di Gesù agli uomini che rischiano di essere travolti dalle bufere del tempo e della storia».
È questa l’«impresa» a cui si è dedicato Benedetto XVI nello scrivere la sua trilogia su Gesù.
Parola di Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Ratisbona, che giovedì sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano ha presentato il secondo volume del «Gesù di Nazaret».
Lo ha fatto insieme al senatore Marcello Pera nel quadro dell’iniziativa «Dialoghi in Cattedrale» dell’Ufficio per la pastorale universitaria del vicariato di Roma, guidato da monsignor Lorenzo Leuzzi. L’evento è stato introdotto dal cardinale vicario Agostino Vallini, che ha ringraziato il Papa per il nuovo «libro denso e impegnativo come tutti i suoi testi, che toccano questioni essenziali della fede, che affronta a partire dal fondamento storico». Tra le questioni più rilevanti, il doppio ambito della ragione e della fede e la «questione centrale della risurrezione di Gesù senza la quale la fede cristiana non ha senso». «È stato detto – ha ricordato il porporato – che questo libro non è stato scritto da un professore, ma da un innamorato che offre al lettore una testimonianza commovente, e dopo averlo letto credo sia proprio vero». Il vescovo Müller, nel suo intervento, ha spiegato: «Qui non si tratta di un ulteriore libro su Gesù; il mondo intero non sarebbe bastato a contenere tutti i libri che si potrebbero scrivere intorno a Gesù, lo sapeva già l’evangelista Giovanni nel primo secolo. Si tratta invece di occuparsi direttamente di Gesù stesso e, tramite lui, del nostro rapporto con Dio». «Il linguaggio e le argomentazioni di Benedetto XVI – ha continuato il vescovo di Ratisbona – hanno un tono semplice e dimesso, come quello di Paolo. Non si tratta di prodursi in discorsi brillanti, né di abbandonarsi al piacere intellettuale della riflessione e della retorica, bensì di diffondere l’annuncio di Dio e del suo Regno: Gesù Cristo crocifisso e risorto». Il discorso di monsignor Müller è stato molto apprezzato dai numerosi presenti in una Basilica lateranense illuminata a giorno. In prima fila, insieme agli ausiliari di Roma, c’erano il segretario e il medico particolari del Papa, monsignor Georg Gänswein e il dottor Patrizio Polisca, nonché don Giuseppe Costa, direttore della Libreria editrice Vaticana che ha pubblicato il «Gesù di Nazaret».
Presenti anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e il vice-sindaco di Roma Mauro Cutrufo. Più volte applaudito è stato poi il brillante intervento del senatore Pera, in buona parte incentrato sulla figura di Pilato. Nel linguaggio ordinario odierno, ha osservato l’ex presidente del Senato, «il termine 'pilatesco' si applica in senso deteriore a chi non si assume responsabilità». Se è così, allora pilatesco «è il laico moderno che non si assume la responsabilità della verità o perché la nega in assoluto o perché, considerando tutte le verità equipollenti, non si impegna su alcuna di esse: è il relativismo». Ma «Benedetto XVI si oppone a questa conclusione». Da un lato, «si deve evitare ciò che altrove Benedetto XVI e Giovanni Paolo II hanno definito 'la dittatura del relativismo', ma dall’altro lato occorre ugualmente evitare ciò che potremmo chiamare la 'dittatura della verità' o, come dice Benedetto XVI, la 'menzogna ideologica' dei regimi oppressivi».

© Copyright Avvenire, 26 marzo 2011

Nessun commento: