giovedì 10 marzo 2011

"Gesù di Nazaret", secondo volume: il commento di TMNews

Papa/ Con libro rilegge morte e risurrezione: Gesù non è favola

II volume di trilogia, libro-intervista: Ormai è stile Ratzinger

(TMNews)

Il Papa teologo torna in libreria con un volume ponderoso. Solo pochi mesi fa Benedetto XVI ha rotto gli schemi con un libro-intervista, 'Luce del mondo', nel quale ha dato risposte poco scontate e molto franche a domande sul preservativo e le dimissioni di un Pontefice, i sacerdoti che si vogliono sposare e il futuro della Chiesa mondiale. Nel 2007 aveva dato alle stampe la prima parte di una rilettura della vita di Gesù.
Oggi esce il secondo volume dell'opera, che copre le vicende della morte e della risurrezione di Cristo. Un volume di quasi 350 pagine - stampato in oltre un milione di copie dalla Libreria editrice vaticana e pronto alla traduzione per 22 paesi diversi e alla versione e-book - che, nella prefazione, già preannuncia la terza e ultima parte dell'opera, un libro sull'infanzia di Cristo, "se per questo mi sarà ancora data la forza", scrive Joseph Ratzinger.
Per il Papa-teologo, per l'ex professore universitario tedesco, quella della produzione letteraria, anche da Pontefice, si sta dimostrando, ben più che una produzione feconda e di successo, una forma di apostolato e uno stile di governo. Oltre alle encicliche (la lettera sociale 'Caritas in veritate', da ultimo, e, prima, due encicliche su carità e speranza, 'Deus caritas est' e 'Spe salvi', alla quale dovrebbe seguirne una sulla fede per concludere la triade delle virtù teologali), Benedetto XVI ama rivolgersi direttamente ai fedeli e al grande pubblico per spiegare la fede cattolica e i suoi fondamenti.
L'obiettivo dell'opera su 'Gesù di Nazaret' è quella di compiere una ricognizione sul "Gesù reale". Ratzinger vuole superare tanto le riduzioni pseudo-scientifiche di Cristo quanto le esaltazioni esoteriche, liquida con una punta di stizza certi studi divulgativi ("Mi sembra presuntuoso e insieme sciocco voler scrutare la coscienza di Gesù") e, soprattutto, intende voltare pagina rispetto al metodo storico-critico, che, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, ha costituito un punto di riferimento dell'esegesi cattolica e protestante con l'intenzione di vagliare con il massimo rigore la ricostruzione storica degli eventi narrati dal Vangelo. "Se la esegesi biblica scientifica non vuole esaurirsi in sempre nuove ipotesi diventando teologicamente insignificante - scrive il Papa - deve fare un passo metodologicamente nuovo e riconoscersi nuovamente come disciplina teologica, senza rinunciare al suo carattere storico". Molti gli autori citati nelle note, minuziose come solo un professore sa fare, e non mancano nomi italiani come Vittorio Messori e il card. Angelo Amato (il biblista Carlo Maria Martini è menzionato all'interno di un'opera collettiva). Ma il maggior numero di riferimenti è dedicato a teologi tedeschi, e nel novero abbondano nomi di spicco di studiosi protestanti (Bonhoeffer, Moltman, Bultman).
Il Papa torna a criticare anche la teologia della liberazione quando, a proposito della presunta violenza con la quale Gesù scaccia i mercanti dal tempio, contesta la "interpretazione politico-rivoluzionaria" propria di un'interpretazione che "negli anni sessanta ha suscitato un'onda di teologie politiche e di teologie della rivoluzione".
L'opera ratzingeriana, che nel pomeriggio viene presentata in vaticano dal germanista e scrittore Claudio magris e dal card. Marc Ouellet, prefetto della congregazione dei Vescovi, riguarda il periodo della vita di Gesù "dall'ingresso in Gerusalmenne fino alla risurrezione". Molti gli spunti dei diversi episodi evangelici, che Ratzinger affronta per formulare puntualizzazioni sulle "questioni essenziali per la fede". Nel passaggio dedicato all'ultima cena, il Papa 'corregge' la data di Pasqua indicata dai tre Vangeli sinottici e sposa la tesi dell'evangelista Giovanni. Non mancano lezioni severe per i fedeli odierni: "Anche oggi la barca della Chiesa, col vento contrario della storia, naviga attraverso l'oceano agitato del tempo. Spesso si ha l'impressione che debba affondare. Ma il Signore è presente e viene nel momento opportuno".
Molti i passaggi dedicati al rapporto con l'antica Israele e il mondo ebraico. Ratzinger ribadisce la posizione del Concilio vaticano II circa il fatto che non furono gli ebrei in quanto tali a condannare Gesù, confutando ancora una volta la tesi del 'deicidio' da parte popolo ebraico. Quanto al fatto che la 'buona novella' è diretta a tutti i popoli, "vediamo oggi con sconcerto - scrive il Papa - quanti malintesi gravidi di conseguenze abbiano, in proposito, pesato sui secoli". Di Israele e del legame che, prima della distruzione del Tempio (70 dopo Cristo), vi era tra politica e religione, tra popolo, fede e terra, il Papa scrive una pagina chiara: "Gesù, nel suo annuncio e con tutto il suo operare, aveva inaugurato un regno non politico del Messia e aveva cominciato a staccare l'una dall'altra le sue realtà, fino ad allora inscindibili. Ma questa sperazione di politica e fede, di popolo di Dio e politica, appartenente all'essenza del suo messaggio, era possibile, in definitiva, solo attraverso la croce: solo attraverso la perdita veramente assoluta di ogni potere esteriore, attraverso lo spogliamento radicale della croce, la novità diventa realtà".
Ma è soprattutto far riscoprire ai suoi lettori il "vero Gesù" quello a cui tiene il Papa. "Se nella risurrezione di Gesù si fosse trattato soltanto del miracolo di un cadavere rianimato, essa ultimamente non ci interesserebbe affatto. Non sarebbe infatti più importante della rianimazione, grazie all'abilità dei medici, di persone clinicamente morte.
Per il mondo come tale e per la nostra esistenza non sarebbe cambiato nulla", afferma Ratzinger. La risurrezione, insomma, non è in contrasto con la scienza, e nel Vangelo "non si contesta la realtà esistente", ma si apre "un'ulteriore dimensione rispetto a quelle che finora conosciamo". Quanto all'ascensione in cielo dopo la risurrezione, "il Gesù che si congeda non va da qualche parte su un astro lontano" ma "entra nella comunione di vita e di potere con il Dio vivente, nella situazione di superiorita' di Dio su ogni spazialità".
L'insegnamento di Gesù, poi, non va ridotto ad una morale, mentre "la devozione dell'Ottocento ha poi di nuovo reso unilaterale il concetto di purezza, l'ha ridotto sempre più alla questione dell'ordine nell'ambito sessuale, inquinandolo così anche nuovamente col sospetto nei confronti della sfera materiale, del corpo". Quanto alle parole "apocalittiche" di Gesù, "non hanno nulla a che fare con la chiaroveggenza. Esse vogliono proprio distoglierci dalla curiosità superficiale per le cose visibili e condurci all'essenziale".

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