domenica 13 marzo 2011

"Gesù di Nazaret", volume secondo: il commento di Marcello Veneziani

Gesù non gioca nella squadra dei rivoluzionari

di Marcello Veneziani

Gesù non era un rivoluzionario, non fa­ceva politica e nemmeno sindacato o lotta di classe. Finalmente il Papa ha liqui­dato un’insopportabile retorica in vigore dal tempo del Concilio Vaticano II, con il suo sciame di preti agitatori e politicanti, parroci d’assalto come pretori divini,pre­dicatori di un Cristo che somiglia troppo a Che Guevara. Quante volte avete sentito dire che Cri­sto è stato il primo rivoluzionario della storia, un sessantottino ante litteram, un pacifista, anzi un comunista sdentato che aggrediva il mondo non a morsi ma a rimorsi. E quanti preti si sono considerati compagni di lotta e di denuncia, più che pastori di anime. Benedetto XVI nel suo nuovo libro dedicato a Gesù restituisce Dio all’eternità e non lo costringe nella prigione del tempo; riporta la resurrezio­ne di Cristo alla vita eterna e non la riduce a riscatto sociale. Il Gesù di Ratzinger non fa politica e distingue la religione dal­­l’escatologia rivoluzionaria. Non confon­de l’incarnazione con la militanza e libe­ra la vita dalle utopie dei paradisi in terra, di chi vorrebbe imporre agli uomini, nel nome di Dio o di un suo supplente, una verità storica assoluta.
Così il Papa separa il messaggio cristia­no da due tipi di fanatismi: quello teocra­tico, che in nome di Dio decide sulla vita e la morte altrui, e quello ideologico che nel nome di una divinità storica - il Pro­gresso, la Rivoluzione, l’Umanità - , si ar­roga il diritto di parlare e agire nel nome del Bene e condanna il proprio nemico come agente del Male. La religione non può tradursi in politica, ma la politica può ispirarsi a principi e tradizioni reli­giose. Non è la frittata rovesciata ma pro­prio il suo contrario: perché chi si ispira alla religione non si sente il concessiona­rio in terra del Signore, non dispone del mondo nel nome di Dio. È un uomo falli­bile che liberamente si ispira a principi superiori, ha passione di verità ma non ne è il detentore. Non è il ventriloquo di Dio, rischia di suo. Si richiama a una Tra­dizione ma non impone il Vangelo come un codice penale. Non si sente iscritto per diritto divino nella Casta dei Giusti. Si diventa santi sulla propria pelle, non su quella altrui.

© Copyright Il Giornale, 13 marzo 2011 consultabile online anche qui.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Veneziani è senza dubbio un laico intelligente ed acuto, discretamente lontano dalla Chiesa, ma aperto al confronto delle idee e dei valori della Chiesa, di cui parla sempre con grande rispetto. La sua vita matrimoniale non sembra "in linea" con le aspettative della Chiesa; ma non tocca a noi cattolici giudicare moralmente, specie su questioni legate a fragilità sentimentali, "i singoli individui, e, a maggio ragione, quelli come lui comunque aperti al trascendente"; tutti noi siamo soggetti deboli, cedevoli alle tentazioni ed alle attrazioni naturali. Prendiamo di lui i suoi meriti e la sua difficile, ma onesta, ricerca di Dio.
Cherokee.

Anonimo ha detto...

Capisco quel che vuol dire Veneziani, ma non è vero che il Papa abbia restituito Dio all'eternità senza costringerlo nel tempo: il Papa avrebbe negato l'incarnazione! Dice piuttosto, e lo dice esplicitamente, che con Cristo l'eternità si fa presente nel tempo. Per ciascuno di noi, se la accogliamo, l'eternità inizia nel tempo...
Adriano

Andrea ha detto...

Veneziani ha chiarissima una cosa: che comunità è civiltà, individualismo è barbarie.
Anche solo per questo, l'intonazione generale dei suoi scritti è sana.

Andrea ha detto...

Sì, Adriano: "già E non ancora" (et-et), come ripete Messori da "vecchio".

Anonimo ha detto...

Che cosa c'entrano i pettegolezzi sulla vita matrimoniale di Veneziani?
Antonio Caterinato

Anonimo ha detto...

Ho partecipato alla presentazione di un libro cui era presente Arrigo Levi, che fu consigliere del presidente Ciampi. Il presidente visitò tutte le provincie italiane, e Levi preparava ogni volta il viaggio, incontrando preliminarmente anche i vescovi. Mi ha colpito la sua dichiarazione che molti vescovi gli sono apparsi "operatori sociali" (sic), anche se ha riconosciuto che c'erano molti uomini di fede
Antonio Caterinato