mercoledì 2 marzo 2011

"Il mistero del traditore" (Da "Gesù di Nazaret" di J. Ratzinger-Benedetto XVI, secondo volume)

Caravaggio, "Il bacio di Giuda"
"GESU' DI NAZARET" DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI (SECONDO VOLUME): LO SPECIALE DEL BLOG

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Il mistero del traditore

La pericope della lavanda dei piedi ci mette difronte a due differenti forme di reazione dell’uomo a questo dono: Giuda e Pietro.
Subito dopo aver accennato all’esempio, Gesù comincia a parlare del caso di Giuda.
Giovanni ci riferisce, al riguardo, che Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà» (13, 21).
Tre volte Giovanni parla del «turbamento» ovvero della «commozione» di Gesù: presso il sepolcro di Lazzaro (cfr 11,33.38); la «Domenica delle Palme» dopo la parola sul chicco di grano morto, in una scena che richiama da vicino l’ora del Monte degli ulivi (cfr 12,24-27); e infine qui. Sono momenti in cui Gesù incontra la maestà della morte ed è toccato dal potere delle tenebre – un potere che è suo compito combattere e vincere.
Ritorneremo a questa «commozione» dell’anima di Gesù, quando rifletteremo sulla notte del Monte degli ulivi.
Torniamo al nostro testo.
L’annuncio del tradimento suscita comprensibilmente agitazione e, al contempo, curiosità tra i discepoli.
«Uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù.
Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava.
Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: “Signore,chi è?”
Rispose Gesù: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò”» (13,23ss).
Per la comprensione di questo testo bisogna anzitutto tener conto del fatto che per la cena pasquale era prescritto lo stare adagiati a tavola.
Charles K. Barrett spiega il versetto appena citato così: «I partecipanti ad una cena stavano sdraiati sulla loro sinistra; il braccio sinistro serviva a sostenere il corpo; quello destro era libero per essere usato.
Il discepolo alla destra di Gesù aveva quindi il suo capo immediatamente davanti a Gesù, e si poteva conseguentemente dire che era adagiatopresso il suo petto. Ovviamente era in grado di parlare in confidenza con Gesù, ma il suo non era il posto d’onore più alto; questo era situato a sinistra dell’ospitante.
Il posto occupato dal discepolo amato era nondimeno il posto di un intimo amico»; Barrett fa notare in questo contesto che esiste una descrizione parallela in Plinio (p. 437).
Così come è qui riportata, la risposta di Gesù è totalmente chiara.
Ma l’evangelista ci fa sapere che, tuttavia, i discepoli non capirono a chi si riferiva.
Possiamo quindi supporre che Giovanni, ripensando all’evento, abbia dato alla risposta una evidenza che essa per i presenti, sul momento, non aveva.
Il versetto 18 ci mette sulla giusta traccia.
Qui Gesù dice: «Deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane, ha alzato contro di meil suo calcagno» (cfr Sal 41,10; Sal 55,14).
È questo lo stile caratteristico del parlare di Gesù: con parole della Scrittura Egli allude al suo destino, inserendolo allo stesso tempo nella logica di Dio, nella logica della storia della salvezza.
Successivamente tali parole diventano totalmente trasparenti; si rende chiaro che la Scrittura descrive veramente il suo cammino – ma sul momento rimane l’enigma.
Inizialmente se ne arguisce soltanto che colui che tradirà Gesù è uno deicommensali; diventa evidente che il Signore deve subire sino alla fine e fin nei particolari il destino di sofferenza del giusto, un destino che appare in molteplici modi soprattutto nei Salmi.
Gesù deve sperimentare l’incomprensione, l’infedeltà fino all’interno del cerchio più intimo degli amici e così«compiere la Scrittura».
Egli si rivela come il vero soggetto dei Salmi, come il «Davide», dal quale essi provengono e mediante il quale acquistano senso.
Giovanni, scegliendo al posto dell’espressione usata nella Bibbia greca per «mangiare» la parola trogein con cui Gesù nel suo grande discorso sul pane indica il «mangiare» il suo corpo e sangue, cioè il ricevere il Sacramento eucaristico (cfr Gv 6,54-58), ha aggiunto una nuova dimensione alla parola del Salmo ripresa da Gesù come profezia sul proprio cammino.
Così la parola del Salmo getta anticipatamente la sua ombra sulla Chiesa che celebra l’Eucaristia, nel tempo dell’evangelista come in tutti i tempi: con il tradimento di Giuda la sofferenza per la slealtà non è finita.
«Anche l’amico in cui confidavo, che con me divideva il pane, contro di me alza il suo piede» (Sal 41,10).
La rottura dell’amicizia giunge fin nella comunità sacramentale della Chiesa, dove sempre di nuovo ci sono persone che prendono «il suo pane» e lo tradiscono.
La sofferenza di Gesù, la sua agonia, perdura sino alla fine del mondo, ha scritto Pascal in base a tali considerazioni (cfr Pensées, VII 553).
Possiamo esprimerlo anche dal punto di vista opposto: Gesù in quell’ora si è caricato del tradimento ditutti i tempi, della sofferenza che viene in ognitempo dall’essere traditi, sopportando così fino infondo le miserie della storia.
Giovanni non ci dà alcuna interpretazione psico-logica dell’agire di Giuda; l’unico punto di riferimento che ci offre è l’accenno al fatto che Giuda, come tesoriere del gruppo dei discepoli, avrebbe sottratto il loro denaro (cfr 12,6).
Quanto al contesto che ci interessa, l’evangelista dice soltanto laconicamente: «Allora, dopo quel boccone, satanaentrò in lui» (13,27).
Ciò che a Giuda è accaduto per Giovanni non è più psicologicamente spiegabile. È finito sotto il dominio di qualcun altro: chi rompe l’amicizia con Gesù, chi si scrolla di dosso il suo «dolce giogo», non giunge alla libertà, non diventa libero, ma diventa invece schiavo di altre potenze – o piuttosto: il fatto che egli tradisce questa amicizia deriva ormai dall’intervento di un altro potere, alquale si è aperto.
Tuttavia, la luce che, provenendo da Gesù, eracaduta nell’anima di Giuda, non si era spenta deltutto.
C’è un primo passo verso la conversione:«Ho peccato», dice ai suoi committenti. Cerca disalvare Gesù e ridà il denaro (cfr Mt 27, 3ss).
Tutto ciò che di puro e di grande aveva ricevuto da Ge-sù, rimaneva iscritto nella sua anima – non poteva dimenticarlo.
La seconda sua tragedia – dopo il tradimento – è che non riesce più a credere ad un perdono. Il suo pentimento diventa disperazione. Egli vede ormai solo se stesso e le sue tenebre, non vede più la luce di Gesù – quella luce che può illuminare esuperare anche le tenebre. Ci fa così vedere il modo errato del pentimento: un pentimento che nonriesce più a sperare, ma vede ormai solo il proprio buio, è distruttivo e non è un vero pentimento.
Fa parte del giusto pentimento la certezza della speranza – una certezza che nasce dalla fede nella potenza maggiore della Luce fattasi carne in Gesù.
Giovanni conclude il brano su Giuda in mododrammatico con le parole: «Egli, preso il boccone, subito uscì.
Ed era notte» (13,30).
Giuda esce fuori– in un senso più profondo. Entra nella notte, vavia dalla luce verso il buio; il «potere delle tenebre» lo ha afferrato (cfr Gv 3,19; Lc 22, 53).

© Copyright 2011 - Libreria Editrice Vaticana

(Pag. 78-82)

4 commenti:

laura ha detto...

e noi non abbiamo la stessa tentazione e non ci facciamo la stessa domanda? "......C’è un primo passo verso la conversione:«Ho peccato», dice ai suoi committenti. Cerca disalvare Gesù e ridà il denaro (cfr Mt 27, 3ss).
Tutto ciò che di puro e di grande aveva ricevuto da Ge-sù, rimaneva iscritto nella sua anima – non poteva dimenticarlo.
La seconda sua tragedia – dopo il tradimento – è che non riesce più a credere ad un perdono. Il suo pentimento diventa disperazione. Egli vede ormai solo se stesso e le sue tenebre, non vede più la luce di Gesù – quella luce che può illuminare esuperare anche le tenebre. Ci fa così vedere il modo errato del pentimento: un pentimento che nonriesce più a sperare, ma vede ormai solo il proprio buio, è distruttivo e non è un vero pentimento".

maroun ha detto...

Giuda si era disperato,e quando uno si dispera (cioe` non ha piu` speranza ) vuol dire che non ha piu` nemmeno fede . Perche` se non avessi perso la fede anche , avrebbe dovuto credere queste parole del Signore (Matt.18:11)È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto . Ed anche ( Giov.12:47 ) non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Percio` , se uno dicesse ( Ps.38:5 )Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso. Dovrebbe credere a queste parole ( Matt.11:28 ) Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.Perche`( Ps.34:19 ) Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
( Is.1:18 ) "Su, venite e discutiamo"
dice il Signore.
"Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.
( Is.44:22 ) Ho dissipato come nube le tue iniquità
e i tuoi peccati come una nuvola.
Ritorna a me, poiché io ti ho redento.
( Ez.33:11 )Dì loro: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o Israeliti?
E ( 2 Piet.3:9 ) Il Signore usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
San Pietro invece , ha mantenuto la fede , si e` ricordato di queste parole e non si e` disperato . Ha fatto la cosa giusta , cioe` invece di cercare di scappare dal Signore ( cosa impossibile comunque )( Ger.23:24 , Ps.24:1 , Ps. 139.8-9 ),allora come dicevo , invece di scappare dal Signore , ha corso dal Signore .Come per esempio, quando uno e` ammalato seriamente , corre subito dal medico , cosi ognuno di noi , se dovessimo commettere un peccato grave ( mortale ) dobbiamo correre da Gesu` , perche` e` l `unico che potrebbe curarci e salvarci .

maroun ha detto...

Giuda si era disperato,e quando uno si dispera (cioe` non ha piu` speranza ) vuol dire che non ha piu` nemmeno fede . Perche` se non avessi perso la fede anche , avrebbe dovuto credere queste parole del Signore (Matt.18:11)È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto . Ed anche ( Giov.12:47 ) non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Percio` , se uno dicesse ( Ps.38:5 )Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso. Dovrebbe credere a queste parole ( Matt.11:28 ) Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.Perche`( Ps.34:19 ) Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
( Is.1:18 ) "Su, venite e discutiamo"
dice il Signore.
"Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.
( Is.44:22 ) Ho dissipato come nube le tue iniquità
e i tuoi peccati come una nuvola.
Ritorna a me, poiché io ti ho redento.
( Ez.33:11 )Dì loro: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o Israeliti?
E ( 2 Piet.3:9 ) Il Signore usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
San Pietro invece , ha mantenuto la fede , si e` ricordato di queste parole e non si e` disperato . Ha fatto la cosa giusta , cioe` invece di cercare di scappare dal Signore ( cosa impossibile comunque )( Ger.23:24 , Ps.24:1 , Ps. 139.8-9 ),allora come dicevo , invece di scappare dal Signore , ha corso dal Signore .Come per esempio, quando uno e` ammalato seriamente , corre subito dal medico , cosi ognuno di noi , se dovessimo commettere un peccato grave ( mortale ) dobbiamo correre da Gesu` , perche` e` l `unico che potrebbe curarci e salvarci .

Anonimo ha detto...

«Non temere e non aver paura. Non ti crucciare: finché dura il pentimento, Dio perdona tutto. Non c’è peccato sulla terra che Dio non perdoni a chi si pente sinceramente. Nessun peccato dell’uomo è capace di esaurire l’amore infinito di Dio. Ci può essere un qualche peccato che sorpassi l’amore di Dio? Pensa solo a pentirti e lascia stare ogni paura. Credi solo che Dio ti ama come tu non puoi nemmeno immaginare e ti ama anche con il peccato che hai addosso. C’è più gioia nel cielo per un solo peccatore che si pente. Se tu ti penti, è segno che tu ami. Ora, se tu ami, sei già di Dio». E' un passo de I fratelli Karamazov di Dostojievski che ho sempre trovato bellissimo. maria Pia