sabato 12 marzo 2011

Il Vaticano lascia la finanza “grigia”. Vicino l’ingresso nella “white list” Ocse (Galeazzi)

MOTU PROPRIO DI BENEDETTO XVI PER LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO DELLE ATTIVITÀ ILLEGALI IN CAMPO FINANZIARIO E MONETARIO: LO SPECIALE DEL BLOG

L’ORGANIZZAZIONE APPROVA LE NORME ANTIRICICLAGGIO, OK ENTRO L’ESTATE

Il Vaticano lascia la finanza “grigia”

Vicino l’ingresso nella “white list” Ocse

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Mai più «sacro paradiso fiscale»: il Vaticano è vicino all’ingresso nella «white list» dell’Ocse. In seguito a contatti informali con alti funzionari dell’organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo economico di Parigi, in Curia, grazie ai richiesti adeguamenti fiscali e tributari, viene dato per certo il sì all’entrata nel «club» dei Paesi fiscalmente virtuosi.Tra le autorità pontificie c’è chi propende per il via libera di Parigi a giugno e chi, più prudentemente, parla di settembre. La sostanza non cambia: «La Santa Sede entrerà nella white list».
L’entrata in vigore - il 1˚ aprile - dell’Autorità di informazione finanziaria (Aif) consentirà di completare la procedura di ingresso del Vaticano (che ha già recepito la convezione monetaria Ue) nell’elenco dei Paesi che rispettano le normative internazionali contro il riciclaggio del denaro sporco e il finanziamento al terrorismo. Su indicazione della Vigilanza di Bankitalia e, secondo quanto riferiscono nei Sacri Palazzi, su suggerimento del governatore Mario Draghi* in persona, i responsabili delle finanze vaticane Tarcisio Bertone e Attilio Nicora stanno adeguando le movimentazioni dello Ior, del Governatorato, dell’Apsa, di Propaganda Fide e degli altri organismi curiali agli standard di trasparenza fissati dal «Gafi», il gruppo di azione finanziaria internazionale. Completata l’ispezione sui conti bancari di clienti laici dello Ior, e disposta l’obbligatoria indicazione della causale sui bonifici, non esistono più ostacoli sostanziali. Nel questionario la Santa Sede chiarisce su scala mondiale con quali istituzioni e banche si trova ad operare, garantendo all’Ocse lo scambio di informazioni a fini fiscali. Oggi la Santa Sede non figura in alcun elenco: né nella «black list» degli Stati fuorilegge, né in quella grigia delle giurisdizioni solo parzialmente conformi alle norme antiriciclaggio. A rendere possibile il passaggio tra i virtuosi sarà anzitutto l’istituzione dell’Authority incaricata di controllare tutte le attività finanziare della Santa Sede, unitamente alla stretta sui reati di riciclaggio e terrorismo (con pene rispettivamente di 12 e 15 anni di carcere). Così il Vaticano attua prevenzione e contrasto delle attività illegali in campo finanziario attraverso un organismo autonomo ed indipendente.Ora si attende a Roma l’archiviazione o il rinvio a giudizio per il presidente e il direttore generale dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Cipriani, iscritti nel registro degli indagati dopo il sequestro di 23 milioni di euro, in gran parte fondi provenienti dall’8 per mille.
«Con le nuove norme non si cadrà più sulle bucce di banana delle precedenti gestioni», assicurano in Curia, dove la nomina del bertoniano Antonio Maria Marocco nel Consiglio di Sovrintendenza dello Ior rafforza la linea di risanamento e di «glasnost» affidata da Benedetto XVI alla «governance» Bertone-Nicora-Gotti Tedeschi. «Gli scandali finanziari del passato contrastano con la “purificazione” perseguita dal Papa in ogni settore della Chiesa», evidenziano in Vaticano.

*Draghi ha suggerito ai vertici della Curia di adottare subito standard di trasparenza

© Copyright La Stampa, 12 marzo 2011

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