giovedì 10 marzo 2011

Libro, il Papa: l'angoscia di Gesù, la denuncia di Bonhoffer e la richiesta del ladrone. Spesso sembra che la Chiesa affondi, non politicizziamo la fede (Izzo)

LIBRO PAPA: L'ANGOSCIA DI GESU', LA DENUNCIA DI BONHOFFER E LA RICHIESTA DEL LADRONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 mar.

Possiamo salvarci all'ultimo istante, come ci insegna il buon ladrone nel Vangelo. Ma la conversione deve essere autentica.
"Dio - scrive il Papa nella seconda parte del suo 'Gesu' di Nazaret' - non puo' semplicemente ignorare tutta la disobbedienza degli uomini, tutto il male della storia, non puo' trattarlo come cosa irrilevante ed insignificante".
Per Benedetto XVI, "una tale specie di misericordia, di perdono incondizionato sarebbe quella grazia a buon mercato contro la quale, di fronte all'abisso del male del suo tempo, si e' pronunciato, Dietrich Bonhoffer", il teologo protestante imprigionato e ucciso dal regime nazista. E dunque "l'ingiustizia, il male come realta' non puo' semplicemente essere ignorato, lasciato stare. Deve essere smaltito, vinto. Solo questa e' la vera misericordia".
Tutto il male compiuto dall'umanita' ha reso necessario il sacrificio della Croce, affrontato da Cristo non senza patimenti.
"L'angoscia di Gesu' - spiega il Pontefice - e' qualcosa di piu' radicale di quell'angoscia che assale ogni uomo di fronte alla morte: e' lo scontro stesso tra luce e tenebre, tra vita e morte, il vero dramma che caratterizza la storia umana". "Proprio perche' e' il Figlio - continua Ratzinger - egli vede con estrema chiarezza l'intera marea sporca del male, tutto il potere della menzogna e della superbia, tutta l'astuzia e l'atrocita' del male, che si mette la maschera della vita e serve continuamente la distruzione dell'essere, la deturpazione e l'annientamento della vita. Vede l'orrore di tutta la sporcizia e la perfidia che deve bere in quel calice a lui destinato: tutto il potere del peccato e della morte. Tutto questo deve accogliere dentro di se', affinche' in lui sia privato di potere e superato". E quindi "il dramma del Monte degli ulivi consiste nel fatto che Gesu' riporta la volonta' naturale dell'uomo dall'opposizone alla sinergia che ristabilisce cosi' l'uomo nella sua grandezza. Nell'umana volonta' di Gesu' e', per cosi' dire, presente in Gesu' stesso tutta la resistenza della natura umana contro Dio.
L'ostinazione di tutti noi, l'intera opposizione contro Dio e' presente e Gesu', lottando, trascina la natura riclacitrante in alto verso la sua stessa essenza". Ma sul Calvario, poi, la sofferenza di Gesu' guadagna subito la salvezza di chi implora il Messia. "Nella storia della devozione cristiana il buon ladrone - sottolinea Ratzinger - e' diventato l'immagine della speranza, la certezza consolante che la misericordia di Dio puo' raggiungerci nell'ultimo istante; la certezza, anzi, che dopo una vita sbagliata, la preghiera che implora la sua bonta' non e' vana. Tu che hai esaudito il ladrone anche a me hai dato speranza". Nel volume, il Pontefice teologo analizza i diversi personaggi del Vangelo. E dopo Giuda e Pilato (sui quali nei giorni sono state diffuse anticipazioni) si sofferma su Pietro. "Chi potrebbe negare - si domanda - che il suo atteggiamento rispecchi la tentazione continua dei cristianni, anzi anche della Chiesa, di arrivare al successo senza la croce. Cosi' bisogna annunciargli la sua debolezza, il triplice rinnegamento. Nessuno da se' e' abbastanza forte per percorrere la via della salvezza fino alla fine. Tutti - conclude il Papa - hanno peccato, tutti hanno bisogno della misericordia del Signore, dell'amore del Crocifisso".

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LIBRO PAPA: LA CHIESA SPESSO SEMBRA CHE AFFONDI, NON POLITICIZZIAMO LA FEDE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 mar.

"Anche oggi la barca della Chiesa, col vento contrario della storia, naviga attraverso l'oceano agitato del tempo. Spesso si ha l'impressione che debba affondare. Ma il Signore è presente e viene nel momento opportuno".
Lo scrive Benedetto XVI nella seconda parte dell'opera "Gesu' di Nazaret", in libreria da oggi.
Il nuovo libro del Pontefice fa un esempio preciso: la tendenza di alcuni esegeti che negli anni Sessanta presentarono Gesù come un rivoluzionario, collocandolo "nella linea del movimento zelota". Una tesi, ricorda, che "negli anni sessanta ha suscitato un'onda di teologie politiche e di teologie della rivoluzione". "Come prova centrale di questa teoria si adduce ora la purificazione del tempio, che sarebbe stata evidentemente un atto di violenza, perché senza violenza non avrebbe neppure potuto svolgersi, sebbene gli evangelisti abbiano tentato di nasconderlo".
In realta', osserva il Papa teologo, Gesù "lotta contro una politicizzazione della fede, secondo la quale Dio dovrebbe in ogni caso difendere il suo tempio per non perdere il culto". Ed oggi, constata con sollievo, "si è calmata l'onda delle teologie della rivoluzione che, in base ad un Gesù interpretato come zelota, avevano cercato di legittimare la violenza come mezzo per instaurare un mondo migliore, il 'Regno'. I risultati terribili di una violenza motivata religiosamente stanno in modo troppo drastico davanti agli occhi di tutti noi. La violenza non instaura il regno di Dio, il regno dell'umanesimo. E', al contrario, uno strumento preferito dall'anticristo - per quanto possa essere motivata in chiave religioso-idealistico. Non serva all'umanesimo, bensì alla disumanità".

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