giovedì 30 giugno 2011

I frutti della “Caritas in Veritate”, a due anni dalla pubblicazione. Con noi, l'economista Flavio Felice

I frutti della “Caritas in Veritate”, a due anni dalla pubblicazione. Con noi, l'economista Flavio Felice

Il 29 giugno del 2009, Benedetto XVI firmava la sua terza Enciclica, “Caritas in Veritate” sullo sviluppo umano integrale. Un documento che, pubblicato nel pieno della crisi economico-finanziaria mondiale, ha destato ampia eco, ben oltre i confini degli ambienti ecclesiali. Per un primo bilancio sui frutti di questa Enciclica, Alessandro Gisotti ha intervistato l’economista Flavio Felice, direttore dell’Area Internazionale di ricerca Caritas in Veritate della Pontificia Università Lateranense:

R. – Un documento del Magistero sociale non è un documento che risponde alle questioni urgenti del giorno per giorno. Tuttavia, possiamo riconoscere che con questo documento molti tra professionisti, tra statisti, tra cultori della materia in scienze politiche, in scienze economiche, si siano posti il problema, di un ordine mondiale, ordine globale, seriamente rispettoso della persona umana. Sono nate molte scuole di formazione, sono state proposte e sono nate nuove istituzioni e molti ormai ragionano in termini di ordine economico-politico globale, che tenga conto dei punti salienti del Magistero sociale della Chiesa, in particolare di questa Enciclica.

D. - Il fuoco di attenzione di "Caritas in veritate", come peraltro di tutti i documenti della dottrina sociale della Chiesa, è la persona con la sua intangibile, inviolabile dignità...

R. – Sì. Questo è stato il punto centrale di tutto il Magistero sociale, dalla "Rerum novarum" ai nostri giorni, che ha avuto una stupenda accelerata con Giovanni Paolo II. Pensiamo all’Enciclica, sia quella programmatica, che non è propriamente un’Enciclica sociale, ma immediatamente dopo, la "Laborem exercens" e tutte le altre encicliche; Benedetto XVI si inserisce indubbiamente in quel solco con una felice aggiunta, a mio avviso, che è quella di aver indicato una via, la via istituzionale: le istituzioni hanno questa importante funzione di consentire agli individui, alle persone, ai gruppi sociali, ai posti intermedi, di risolvere le problematiche che via, via, si pongono in modo pacifico.

D. – “Lo sviluppo - scrive il Papa in 'Caritas in Veritate' - è impossibile senza uomini retti che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune”. Questo è dunque, in fondo, il punto di svolta, il vero cuore del problema…

R. – Sì, è il cuore del problema e il cuore del magistero sociale. Mi vengono in mente le parole di un economista tedesco, Wilhelm Röpke, il quale prima che morisse nel suo ultimo libro, il suo testamento spirituale, ha usato questa espressione come titolo: “Al di là dell’offerta e della domanda”. Perché al di là dell’offerta e della domanda c’è l’uomo: al di là e al di qua, possiamo dire! Se noi consideriamo che c’è sempre qualcosa che vada al di là dell’offerta e della domanda e che questo qualcosa sia esattamente la persona umana, cioè il soggetto per il quale domanda e offerta si analizzano, si studiano, si modificano si costruiscono, allora possiamo pensare veramente che le istituzioni che nascono intorno all’economia, intorno alla politica, possono essere anche conformi alla dignità della persona. (bf)

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